Roma, 6 luglio 2023
Nota stampa
L’industria farmaceutica in Italia
un’eccellenza europea tra innovazione e sfide globali
“L’Italia è ormai protagonista in Europa. Anche con l’industria farmaceutica”, afferma
Marcello Cattani, Presidente di Farmindustria, nel corso dell’
Assemblea che si svolge a
Roma presso l’
Auditorium della Conciliazione.
“E i numeri lo dimostrano:
49 miliardi di euro di produzione nel 2022, di cui
47,6 miliardi di export, 3,3 miliardi investiti in produzione e R&S,
68.600 addetti, di cui le donne rappresentano il
44% del totale. Un’occupazione di qualità cresciuta del
9% in 5 anni, soprattutto tra i giovani (
+16%) e le donne (+
13%). Aziende farmaceutiche che sono anche all’avanguardia per gli standard di
sostenibilità e nel
welfare che assicura la conciliazione vita-lavoro.
Il contributo della farmaceutica diretto e con l’indotto totale è pari a
circa il 2% del PIL. Con misure a favore degli investimenti, nel giro dei prossimi 5 anni si potranno centrare obiettivi altrettanto ambiziosi: contribuire all’incremento del
PIL fino all’
1%, aumentando l’occupazione di
20.000 addetti diretti e indiretti.
Oggi viviamo una
trasformazione epocale, dovuta ai mutamenti geopolitici e demografici, alla competizione internazionale, all’innovazione che corre velocissima grazie alle nuove tecnologie, ai big data e all’intelligenza artificiale.
È questo quindi il momento di sviluppare una
nuova visione che permetta all’Italia di
crescere e
recuperare velocemente il
gap competitivo con altri Paesi, in un sistema a misura di paziente e rivolto al futuro.
L’industria farmaceutica è
strategica perché risponde a esigenze di
salute,
crescita,
sicurezza nazionale ed
efficienza della spesa pubblica, evitando costi nelle altre prestazioni sanitarie e di welfare.”
Un’industria che ha permesso ai cittadini di vivere di più e meglio in Italia.
- In dieci anni le persone che sopravvivono dopo una diagnosi di tumore sono 1 milione in più e oggi 2 persone su 3 alle quali viene diagnosticato un cancro sopravvivono dopo 5 anni, 30 anni fa erano 1 su 3 (l’83% di questo progresso si deve ai nuovi farmaci);
- le persone curate con farmaci innovativi contro l’epatite C, e quindi guarite, sono 260 mila;
- i farmaci orfani disponibili sono passati da 7 nel 2007 a più di 120;
- in 20 anni è diminuita la mortalità del 28% e per le patologie croniche del 41%;
- le vaccinazioni hanno permesso di eradicare malattie e di controllarne altre, riducendo l’incidenza e la mortalità e consentendo di salvare milioni di vite, come nel caso del Covid;
- gli antibiotici innovativi consentono di contrastare le infezioni resistenti;
- tanti trattamenti in più per patologie acute e croniche, anche grazie al ruolo crescente delle Terapie avanzate.
“Rispondiamo alla domanda di salute con la nostra innovazione molto diversificata, che usa nuove piattaforme per la ricerca, e ha permesso di arrivare al record storico di oltre
20.000 farmaci in sviluppo nel mondo, tra cui molti medicinali e vaccini innovativi”, riprende Marcello
Cattani.
“Un dinamismo della R&S farmaceutica confermato anche dalle previsioni sugli investimenti: tra il 2023 e il 2028 raggiungeranno i
1.600 miliardi di dollari a livello globale.
Ma l’Europa deve invertire una tendenza che da 20 anni la vede perdere quote mondiali di investimenti rispetto a USA e Cina che invece guadagnano terreno. In più oggi c’è la forte
concorrenza anche di Paesi emergenti, come Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Singapore che mettono sul piatto misure molto attrattive.
Una concorrenza alla quale l’Italia e l’Europa devono rispondere come Nazione e come continente.
L’industria farmaceutica
made in Italy è un
patrimonio di sviluppo - che deve essere considerato tale nei progetti di nuove politiche industriali -
per il Paese e i territori.
Nella competizione mondiale abbiamo bisogno di
più Europa nel mondo e più Italia in Europa per attrarre
investimenti,
innovazione, mettere in sicurezza e ricostruire filiere strategiche e
diminuire la dipendenza di principi attivi e intermedi dall’estero.
Ecco perché è più che mai necessario intervenire urgentemente rivedendo la
proposta di revisione della legislazione farmaceutica europea presentata dalla Commissione UE. Proposta che indebolisce la proprietà intellettuale e quindi la competitività e la qualità delle cure, con rischi anche per la salute dei cittadini. Riduce la
data protection da 8 a 6 anni e l’esclusiva di mercato per i farmaci orfani da 10 a 9.
Così come sono importanti
regole nuove, innanzitutto nella gestione della spesa, che è fondamentale per l’attrattività degli investimenti, messa a forte rischio da livelli ormai insostenibili di
payback, proiettati a 1,5 miliardi nel 2023 e 1,8 nel 2024 (15% del fatturato che lo sostiene).
E ancora: rimodulare i due tetti di spesa, includere già dal 2023 i farmaci a innovatività condizionata nel fondo innovazione, aumentare le risorse e uniformare le regole di gestione della spesa a livello regionale, che creano differenze sui territori.
In questo modo si potranno gettare le basi per un nuovo sistema, che si ponga l’obiettivo di superare in prospettiva la logica dei tetti e considerare la farmaceutica come un investimento.
Obiettivi che possono essere raggiunti anche con un
rapido completamento della riforma dell’
Agenzia italiana del Farmaco (AIFA), che consentirà di modernizzare le valutazioni delle terapie basate sul valore per migliorare ulteriormente la disponibilità e per gestire la spesa in modo compatibile con la presenza industriale.
Si dovrà, infine, poter contare su strumenti efficaci per gli investimenti, superando i vincoli del regime UE di aiuti di Stato e aumentando la possibilità di utilizzare gli attuali incentivi per ricerca e produzione.
Il Governo ha manifestato fin dall’inizio grande disponibilità al dialogo, in un clima di fiducia, dimostrando nei fatti di credere nella nostra industria come valore per l’intera Nazione. E assumendo anche una posizione forte in UE a tutela della proprietà intellettuale per la proposta di revisione della legislazione farmaceutica.
Questo governo si fida di chi fa impresa e di chi vuole lavorare (…), ha dichiarato il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni qualche giorno fa. Noi facciamo impresa e vogliamo lavorare. A vantaggio dei cittadini, per offrire innovazione e cure. E per dare il nostro concreto contributo pe aiutare la Nazione a realizzare un deciso scatto in avanti nella competizione internazionale”, conclude
Cattani.
Occupazione
Il primo fattore di competitività dell’industria farmaceutica in Italia sono le Risorse Umane.
- 68.600 addetti nel 2022 (+1,9% rispetto al 2021), di cui 6.900 in R&S;
- 90% laureati e diplomati;
- 44% donne (53% nella R&S). Le donne sono alla guida di aziende che rappresentano il 40% della presenza industriale in Italia;
- 150.000 con i fornitori diretti e 300.000 con l’indotto totale;
- +9% crescita occupazione 2017-2022, +16% per i giovani e +13% per le donne.
Risorse Umane che sono costantemente accompagnate in un
percorso di crescita per adeguare le competenze ai continui cambiamenti. Grazie a relazioni industriali, improntate al dialogo e alla partecipazione, possono contare su misure di welfare all’avanguardia. In particolare, per la
conciliazione vita-lavoro e la
genitorialità. Per le
nuove generazioni sono operativi progetti che coinvolgono
scuole superiori, ITS Academy e Università in ottica di orientamento, formazione e occupazione.
In particolare, con gli Istituti Tecnologici Superiori, è stata avviata una
partnership pubblico/privata che in soli 4 anni ha portato alla nascita della prima
Academy di settore (ITS Pharma Academy) per formare i super tecnici fondamentali per le imprese farmaceutiche (tecnici di laboratorio, operatori di camere sterili, esperti di supply chain ed esperti di qualità). Ad oggi sono attivi quattro corsi, frequentati da circa 100 studenti che vengono formati per un biennio da oltre 90 manager del settore. Un modello virtuoso e vincente che conferma da anni un
placement del 100%. E a breve, il 19 luglio, sarà inaugurato il
primo Campus ITS in Italia per venire incontro alla forte esigenza di profili tecnici.
Produzione, export, Ricerca e investimenti
Nel
2022 l’Italia del farmaco stata è tra i Paesi leader in UE insieme a Belgio e Germania per valore della
produzione. Con una posizione di primato nel conto terzi,
Contract Development and Manufacturing Organization, CDMO, (
3,1 miliardi di produzione che rappresentano il 23% del totale europeo) e nelle
PMI (
7 miliardi di produzione).
- 49 miliardi di produzione totale, di cui 47,6 miliardi di export. Un boom che dipende soprattutto dall’esportazione di farmaci e vaccini contro il Covid-19;
- export: + 176% in 10 anni. Oggi è pari al 9,3% del totale manifatturiero, dieci anni fa era al 3,9%;
- 3,3 miliardi di investimenti in produzione (1,4) e R&S (1,9), +22% in 5 anni. Gli investimenti in R&S sono pari al 6,8% del totale di tutta l’economia;
- oltre 700 milioni all’anno investiti in studi clinici, che permettono ai pazienti di accedere alle terapie innovative, svolti prevalentemente nelle strutture del Servizio Sanitario Nazionale. Per 1 € investito dalle imprese, il beneficio per il SSN è pari a 3 € (fonte Altems);
- L’Italia, secondo dati IQVIA, si conferma un Paese importante per gli studi clinici e per il numero dai pazienti arruolati. Pur essendo in linea con Francia e Germania, c’è però margine per migliorare i risultati, come ad esempio fa la Spagna, che ha un maggiore numero di studi (+10%) e di pazienti coinvolti (+35%). Ponderando questo valore in base alla popolazione, si evidenzia un gap verso la Spagna di oltre il 60% nella capacità di arruolamento, che con nuove regole e procedure più rapide l’Italia potrebbe recuperare una quota significativa assicurando cure ancora migliori e più investimenti.
- l’industria farmaceutica è il primo settore per Open Innovation/Network Innovation. Una R&S in partnership aumentata del 95% negli ultimi 10 anni e con soggetti pubblici e privati: start-up, PMI, università, istituti di ricerca e di alta tecnologia, parchi scientifici e tecnologici, strutture sanitarie;
- l’Italia ha specializzazioni nei farmaci biotecnologici e di sintesi chimica, nelle terapie avanzate, nelle malattie rare, nei vaccini e nei plasmaderivati.
- Il contributo della farmaceutica diretto e con l’indotto totale è pari a circa il 2% del PIL. Con misure a favore degli investimenti, nel giro dei prossimi 5 anni si potranno centrare obiettivi altrettanto ambiziosi: contribuire all’incremento del PIL fino all’1%, aumentando l’occupazione di 20.000 addetti diretti e indiretti, secondo un’analisi svolta da BCG.
Valore dei territori
L’industria farmaceutica
made in Italy ha una composizione unica in Europa: il
40% del settore è composto da imprese a capitale italiano, il 60% a capitale internazionale. Imprese che hanno tutte – grandi, piccole e medie – un forte radicamento sull’intero territorio nazionale.
- Lombardia: prima regione biofarmaceutica in Italia. Conta oltre 25.000 occupati diretti, ai quali si aggiungono gli oltre 30.000 dell’indotto.
- Lazio: seconda regione per numero di occupati e prima per export (12,7 miliardi di euro, 26,6% del totale). Gli addetti sono circa 12.000 e oltre 14.000 nell’indotto.
- Toscana: terza regione in Italia con più di 7.700 addetti diretti e quasi 9.200 nell’indotto.
- Emilia-Romagna: 4.800 addetti con un’importante presenza produttiva e di R&S. Oltre 5.700 sono gli occupati nell’indotto.
- Veneto: conta 5.300 occupati e 6.300 nell’indotto.
- Marche: circa 2.000 addetti diretti con quasi 2.400 nell’indotto. Nel 2022 Ascoli Piceno prima provincia per export, con oltre 9 miliardi, un risultato record.
- Nel Mezzogiorno (Abruzzo, Campania, Molise, Puglia, Sicilia) le imprese del farmaco contano 6.200 addetti diretti e oltre 7.300 nell’indotto.
Province a maggior presenza farmaceutica
Benefici e costi evitati grazie ai farmaci. Alcuni esempi
- 1 euro per la vaccinazione produce benefici per 54 euro (ci si ammala di meno e si perdono quindi meno giornate di lavoro);
- meno spese di assistenza e vita più attiva per malati o caregiver (es. malattie neurodegenerative o cancro: 65% dei malati smette di lavorare e il 25% dei caregiver riduce l’occupazione);
- prima dei nuovi farmaci per l’epatite C si spendeva più di un miliardo l’anno per trattare i pazienti. Oggi questi costi sono evitati grazie ai medicinali;
- i farmaci permettono in certi casi di evitare l’ospedalizzazione (1 giorno in ospedale costa 1.000 euro);
- le terapie avanzate consentono benefici di lungo periodo, a fronte di una singola somministrazione, anche con effetti curativi.
Sostenibilità ambientale
L’industria farmaceutica è impegnata già da tempo nella transizione verso un’economia sostenibile.
- In dieci anni le aziende farmaceutiche in Italia hanno ridotto i consumi energetici del 37% e considerando quelli rilevanti per le emissioni atmosferiche del 34%;
- gli investimenti in protezione per l’ambiente per addetto sono pari al 180% della media nazionale, dato che sale al 200% per quelli in tecnologie destinate alla prevenzione dell’inquinamento;
- l’88% delle aziende prevede di ridurre i rifiuti prodotti nei prossimi tre/cinque anni, e il 55% è già impegnato nella riduzione o nell’eliminazione dell’uso della plastica in ogni fase del processo produttivo;
- la quasi totalità delle aziende è dotata di sistemi di monitoraggio dell’impatto ambientale con indicatori specifici;
- secondo dati Istat, l’industria farmaceutica è ai primi posti tra i settori manifatturieri per quota di imprese che intraprendono azioni di sostenibilità ambientale. Ed è il settore con la più alta percentuale di aziende ad avere introdotto innovazioni per ridurre il consumo di materiali o acqua per unità di prodotto.
Relazioni Industriali e Welfare
Le relazioni industriali del settore sono da sempre improntate al dialogo e alla partecipazione, hanno permesso il rinnovo degli ultimi contratti collettivi in tempi record e la convergenza su soluzioni sostenibili e responsabili.
Grazie a un sistema di
welfare/wellbeing all’avanguardia nelle imprese farmaceutiche sono diffuse misure per la
conciliazione vita-lavoro, il sostegno alla
genitorialità con un’attenzione ai bisogni specifici delle persone.
- Oltre il 91% delle imprese applica da anni lo smart working, con part-time, flessibilità oraria in ingresso/uscita, permessi retribuiti per visite mediche aggiuntivi al CCNL
- il 100% degli addetti è coperto da previdenza e assistenza sanitaria integrativa;
- il 73% fruisce di servizi di istruzione e assistenza;
- il 43% può beneficiare di forme di assistenza per familiari anziani o non autosufficienti.
Misure a cui si aggiungono strumenti concreti in sostegno delle donne:
- il 47% delle imprese offre congedi e aspettative di maternità più lunghi rispetto alla legge e al CCNL; il 58% asili nido/rimborsi spese per istruzione e assistenza domestica; il 55% campagne di screening, prevenzione, vaccinazione, check-up e per il benessere psico-fisico; il 59% counseling psicologico post-gravidanza.
Non è un caso quindi che nel settore, dove ci sono sempre più imprese che si stanno certificando per la parità di genere, si registra un
numero di figli superiore del 45% rispetto alla media nazionale.
Prezzi, spesa e tempi per rendere disponibili i nuovi farmaci ai cittadini
- La spesa farmaceutica procapite (pubblica e privata) è pari a 1,5 euro al giorno;
- la spesa farmaceutica pubblica è inferiore del 20% rispetto ai principali Paesi europei e raggiunge -30% considerando che la popolazione in Italia è più anziana. Un dato che dipende da prezzi inferiori rispetto alla media dei Big Ue;
Per quanto riguarda i tempi necessari per rendere disponibili i nuovi farmaci ai cittadini:
- si stanno riducendo, ma sono ancora superiori ad altri paesi: 14 mesi in Italia rispetto a 12 negli altri big europei e a 4 in Germania (anche se vanno considerati i diversi processi autorizzativi e i diversi organici delle agenzie regolatorie);
- altri 10 mesi in media sono necessari per la disponibilità delle terapie a livello regionale, con forti differenze di tempi tra una Regione e l’altra (da un minimo di 4 mesi fino a 16).