Ai monaci benedettini va il merito di aver tradotto e diffuso le conoscenze mediche greche e latine. Ma l’enorme impulso al progresso sanitario e scientifico della Scuola Medica Salernitana va riconosciuto a Federico II, imperatore di ingegno eccezionale, filosofo, statista, condottiero e soprattutto scienziato.
Secondo le cronache del tempo, Federico II era un tenace salutista con una forte passione per la medicina; curava l’igiene del proprio corpo, come dimostrano gli impianti sanitari di cui dotava le case imperiali. Dalla sua corte uscirono trattati medici capaci di segnare un vero e proprio progresso scientifico e interessanti norme per la prevenzione delle epidemie. Uno dei suoi principali meriti fu l’aver sviluppato la Scuola Medica Salernitana, con lo scopo di tutelare la salute pubblica ed emettere una legislazione sanitaria evoluta. La Scuola Medica Salernitana affonda le proprie radici nei primi insediamenti benedettini avvenuti nel Ducato di Benevento verso la fine dell’VIII secolo, dove i monaci diffondevano le opere mediche greche e latine ed esercitavano la professione.
Il periodo aureo. Il periodo aureo della Scuola iniziò nell’XI secolo, con l’arrivo a Salerno di Costantino l’Africano, che introdusse nell’insegnamento le importanti opere arabe. Successivamente, la Scuola Medica Salernitana ottenne i favori di Roberto il Guiscardo (1015-85), dei suoi successori normanni, degli Imperatori svevi. Fu la prima a conferire un titolo accademico riconosciuto in tutti i principali Paesi europei. Alla fine del XII secolo la sua prosperità fu influenzata dalle tormentate vicende politiche che colpirono Salerno. La città campana era devotissima alla Casa d’Altavilla, e nel 1189, alla morte di Guglielmo II, sostenne apertamente l’elezione di Tancredi al trono del Regno di Sicilia, contro le pretese dell’erede legittimo Enrico VI di Svevia. Morto Tancredi, Enrico VI ottenne il potere con la forza e punì la comunità infedele con saccheggi, distruzioni e deportazioni in massa di cittadini.
Con l’avvento di Federico II, Salerno non ritornò ai vecchi splendori, ma riprese un’intensa attività culturale. L’imperatore, infatti, non tradì il proprio stile: finanziò la ricerca scientifica e fece tradurre in latino i trattati di Claudio Galeno di Pergamo (ca. 131-201 d.C.). Pur sopportando con difficoltà la concorrenza dell’Università di Napoli fondata nel 1224, la Scuola Medica Salernitana iniziò a svolgere un ruolo importantissimo nell’impostare e gestire l’intera politica sanitaria del Regno di Sicilia. Gli studiosi dell’Ateneo contribuirono in maniera determinante a formulare le norme contenute nel “Liber Augustalis“, la prima legislazione a impronta costituzionale all’avanguardia in parecchi settori, non ultimo quello della salute pubblica.